Fondata da Giuseppina Pizzigoni nel 1927

IL CONCETTO DI ESPERIENZA

Tratto da: “LA SCUOLA RINNOVATA E L’OPERA PIZZIGONI.
Testi di e su Giuseppina Pizzigoni”.

Tesi di Laurea di Donatella Musella Università degli Studi di Torino - A.A. 1996/1997

Per meglio comprendere le motivazioni che spinsero G. Pizzigoni a voler attuare una revisione del “modo di far scuola” del suo tempo, è necessario esplicitare il nodo centrale del pensiero pizzigoniano: il CONCETTO DI ESPERIENZA, strettamente legato al concetto di RUOLO GUIDA DELL’INSEGNANTE.

Diversi sono stati gli studi pedagogici a riguardo, qui si vuole solo porre in risalto la sua peculiarità, ricordando come, per esperienza personale del fanciullo, G. Pizzigoni intendesse non tanto un’esperienza solo sensoriale, stimolata senza dubbio da un ambiente naturale o ‘preconfezionato’, ma piuttosto un’appropriazione personale dei diversi elementi del reale, resa possibile dalla compresenza sollecita e perspicace del maestro accanto allo scolaro.

L’insegnante, allora, assume il ruolo di guida dell’alunno e, pur partendo dal raccordo con le reali esigenze conoscitive del fanciullo, diviene egli stesso elemento indispensabile dell’atto educativo.
Si oltrepassa così sia il concetto di totale spontaneità nell’esperienza, che è, secondo Pizzigoni, caratteristica delle scuole straniere (di quegli anni), sia quello di esperienza frammentaria e atomizzata, che caratterizza la proposta montessoriana.

Ogni singola esperienza deve divenire lievito di vero AUTOAPPRENDIMENTO e, pur scaturendo da una singola osservazione del reale, ANALITICA, deve conseguire sempre delle consapevoli SINTESI.

Il Metodo sperimentale

Giuseppina Pizzigoni, nel suo testo Le mie lezioni ai maestri d’Italia, espone la sua idea di metodo:

“La parola metodo significa modo di dire o di fare una cosa con ordinate regole. Io tengo il concetto generale di tale definizione: tengo, cioè, il concetto dell’ordine col quale si deve dire o fare alcunchè; non accetto le regole, perchè sento che ognuno si fa regola da sé nell’apprendimento […]” 1.

Questa sua affermazione deve farci comprendere come Ella volesse dare solo delle linee guida al maestro, che doveva essere libero, nella sua classe, di attuarle, utilizzando anche la sua creatività.
L’inefficienza della vecchia scuola, infatti, che insisteva oltremodo sul verbalismo e su un ritualismo mnemonico, era la risultante anche dell’applicazione schematica di metodi troppo rigidi e livellanti, i quali, nati forse per creare un’unità metodologica nella scuola nazionale, avevano finito con il diventare stereotipati e noiosi, agli occhi degli stessi insegnanti.

Ecco allora l’emergere del ruolo di primo piano affidato all’insegnante, accanto allo scolaro, di cui abbiamo parlato precedentemente.

Naturalmente, il punto di partenza e d’arrivo di ogni azione didattica del maestro deve essere sempre l’alunno, che diviene il vero soggetto e non l’oggetto dell’educazione; l’autore, lo sperimentatore e non il semplice spettatore delle attività molteplici, che devono essere svolte nella scuola.

Infatti, G. Pizzigoni afferma:
“ Il metodo della “Rinnovata” vuole poche parole e molti fatti; vita attiva del bambino a contatto con molte cose e con molti fatti e con molte persone.
[...] Il metodo della “Rinnovata” mette l’informazione e il libro al secondo posto…”
2

Per rendere possibile lo svolgimento delle lezioni, che stimolino l’attività intellettuale dei bambini, importante diviene, allora, fornire loro un ‘AMBIENTE SOLLECITATORE DI PROBLEMI’ .

G. Pizzigoni amplia l’accezione semantica  del termine ‘ambiente’, che deve comprendere quello più strettamente relativo all’edificio scolastico, ma anche tutto ciò che circonda gli alunni e di cui essi possono prendere diretta visione e conoscenza.

Ella afferma infatti : “Ho detto : l’ambiente scolastico della ‘Rinnovata’ è il mondo. Anche la scuola più piccola lo ha.
La ‘Rinnovata’ ha anche un ambiente chiuso […] le aule luminose che si aprono direttamente sul giardino o sul campo […]
E poi le officine fuori scuola […] E poi gl’Istituti Pubblici […]
E poi gl’Istituti di beneficenza […]
Ambiente scolastico è ovunque ci sia ragione di studio”3
.

NOTE:

1 - G.Pizzigoni, Le mie lezioni ai maestri elementari d’Italia, Brescia - Editrice La Scuola, 1961, pp. 46-47

2 - G.Pizzigoni, Le mie lezioni… , op. cit. , p. 49

3 - G.Pizzigoni, Le mie lezioni…. , op. cit. , pp. 41-42

Giuseppina Pizzigoni

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