Nel cuore di Milano,
in mezzo a palazzi, strade trafficate, ponti e ferrovie, stadi e fiere, ecco che appare la figura “fuori tempo” di una costruzione bassa, in mattoncini rossi, quasi un college inglese.
Eppure è una scuola primaria, e statale...
Ad entrarci si ha, effettivamente, l’impressione che il tempo qui si sia fermato e ci si domanda se le fotografie in bianco e nero che decorano gli ampi corridoi della scuola non siano state scattate da poco tempo.
Poi si vedono i bambini con i giochi elettronici, gli zaini con i roller, i computer nelle classi e si realizza che anche qui il presente è presente, il progresso c’è, esiste.
Ma si capisce immediatamente che c’è qualcosa nell’aria che non se n’è mai andato: l’IDEA.
L’idea che una signora ebbe agli inizi del secolo scorso, un’idea talmente all’avanguardia e innovativa che ancora oggi, un secolo dopo, la si percepisce fortemente come attuale.
L’immortalità di tale idea la si deve ad una sola caratteristica: la semplicità. Ma le cose semplici, si sa, sono quelle che uno dà per scontate, per ovvie, e non ci si applica.
Giuseppina Pizzigoni, invece, credendoci con convinzione ed audacia, ha portato avanti la sua idea, ha combattuto per essa, e, con coraggio e caparbietà, l’ha realizzata.
L’ha realizzata laddove, un tempo, c’erano campi ed operai: una fascia sociale debole, con una vita improntata sui sacrifici e sul lavoro, ma anche sulla genuinità e la forza dei valori.
Su quella base ha lavorato, Giuseppina, prospettando per i figli di quegli uomini, di quelle famiglie, un futuro migliore, fatto di sapere, di coscienza di sé, di abilità.
Senza andare troppo lontano, senza cercare metodi supportati da chissà quali mode psico-pedagogiche, Giuseppina ha solo dato ai bambini ciò che avevano già: campi, animali, laboratori. I fanciulli hanno continuato a respirare, all’interno dell’edificio scolastico, la stessa aria familiare che respiravano in casa, o nei campi, quando andavano ad aiutare i padri, o nelle officine.
Senza quasi accorgersene, però, acquisivano nuove conoscenze, nuove abilità, le stesse che li avrebbero aiutati ad affrontare il mondo con una nuova forza, con una nuova energia.
Avevano a loro disposizione nuove occasioni di fare esperienze, così è bene chiamarle, come primaria modalità di apprendimento di quelle “nozioni” che altre scuole tramandavano e trasmettevano attraverso libri, parole e lezioni frontali, quaderni e registri, voti e castighi.
Qui alla "Rinnovata" non c’erano libri, parole e nozionismo ma occasioni, soprattutto occasioni di FARE e sperimentare cose che in nessun altro caso bambini come loro avrebbero mai potuto provare.
Le gite fuori porta, in montagna, al lago, al mare, quanti di loro se le potevano permettere?
Si poteva imparare a leggere e a scrivere, a descrivere e a contare, ad esprimersi e a classificare coltivando i campi, accudendo agli animali, intagliando il legno e decorando la ceramica…chi mai l’avrebbe detto?
Imparare una seconda lingua, poi, per poter parlare anche con i bambini di altri paesi (visto che era possibile fare viaggi anche fuori dall’Italia), questa sì che era un’occasione!
E per lenire ed allievare le fatiche che provenivano dall’usare, divertendosi, vanga e pennello….ecco che una bella nuotata veniva loro in soccorso. Era o non era un’occasione rara, per bambini di quei tempi, avere a disposizione gratuitamente una vasca di piscina in cui sfogare le proprie energie e nella quale temprare e rinforzare lo spirito ed il corpo?
Se poi aggiungiamo anche la splendida occasione che avevano gli scolari di cantare e suonare, per esprimere attraverso la musica la perfetta armonia che in questo luogo si raggiungeva, il quadro è completo!
Questa era l’idea, questa la scuola pensata e realizzata da Giuseppina Pizzigoni, una scuola in cui le pareti, le aule ed i bei mattoncini a vista non erano una forma, un contenitore, ma vivevano essi stessi e si ponevano non solo come luogo in cui apprendere, ma come mezzi, strumenti di apprendimento: gli orti, i laboratori, i cortili, il boschetto, la serra, la piscina e poi fuori… il mondo.
Ogni OCCASIONE doveva essere sfruttata e fatta vivere intensamente ed attivamente dal bambino.
E così fu.