Il "metodo" oggi.
Raccontare cos’è il metodo Pizzigoni e come si concretizza oggi sicuramente non è facile, soprattutto per chi, come me, ha passato molti anni in questa scuola e ne ha condiviso i dibattiti interni, le passioni legate alle varie posizione, e in primo luogo il lavoro costante con i bambini.
Ecco dunque una prima riflessione: il metodo Pizzigoni è quanto di meno astratto si possa immaginare, è la vita reale di bambini, insegnanti, genitori che operano concretamente in un contesto molto connotato.
Perché fin da subito, appena si è varcato il cancello si è inseriti in una realtà che è peculiare e pensata con una forte idea pedagogica.
E’ qua che la pedagogia si fa concretezza, ad esempio nell’uscita diretta di ogni classe sul cortile il che consente di avere un costante contatto con il mondo esterno, un mondo che dovrebbe essere, così come era stato pensato bello, piacevole e fonte di numerosissime esperienze.
Una realtà come quella del padiglione di agraria, delle serre, del boschetto, degli orti delle singole classi.
Realtà particolari che così predisposte permettono di far lezione direttamente immersi nei contenuti disciplinari, sperimentando e arrivando successivamente a teorizzazioni. Lo sperimentare, il riflettere e poi il discutere insieme per arrivare ad un sapere condiviso, consentendosi il tempo necessario per arrivare là dove il percorso del sapere ci sta portando, sono punti basilari che Giuseppina Pizzigoni aveva previsto, e che a volte ci sfuggono nella rincorsa del tempo e delle molteplici mete che ci sembrano più importanti.
Molte cose sono state assunte come valide da numerose scuole e dai vari programmi che si sono succeduti nell’arco degli anni, ma qui la forza dell’edificio e dell’esterno ti porta naturalmente ad immergerti nella realtà, è il mondo che ti richiama prepotentemente, con il suo altalenarsi di stagioni, con le occasioni fornite dalla stessa struttura (ad esempio i cordoli di recinzione degli alberi hanno la forma delle varie figure geometriche).
Mi piace ricordare in queste brevi annotazioni almeno un altro punto fondamentale per Pizzigoni: l’attenzione mirata in primo luogo al popolo e alla possibilità di fornire una cultura “alta” grazie all’offerta di stimoli diversificati per tutti i bambini, un esempio, anche se non solo quello, sono le numerose uscite didattiche che caratterizzano la nostra scuola e che si concretizzano così come altrettante occasioni di contatto con altri mondi: il teatro, il cinema, la conoscenza dei paesaggi più diversificati…
Queste riflessioni possono essere concluse in questo momento con una richiesta di vigilanza e di attenzione e cura del nostro ambiente scolastico come garanzia in primo luogo di salvaguardia dei percorsi scolastici dei singoli bambini ed in secondo luogo come tutela di un patrimonio culturale e architettonico proprio della nostra città.
Di fatto la scuola, vista nel suo aspetto esteriore, è bella: bella per la sua linea architettonica; bella la sua decorazione murale; bella la disposizione in padiglioni sorgenti di tra il verde dei prati, dei campi, delle aiuole, dei chioschi; bella la decorazione dei luminosi corridoi, e quella delle aule tutte. Per chi conosce il mio spirito, il fatto non sorprende. Io porto in eredità il gusto per l’arte; e non so vivere e lavorare in ambiente brutto, e però era naturale che, creando una mia scuola, una scuola secondo il mio spirito, io la creassi bene.
Ma la mia preoccupazione non si arrestò già alla linea architettonica e alla decorazione degli ambienti: essa si fermò sul diritto del bambino alla gioia; e siccome la gioia viene all’uomo da ogni forma di bellezza, così sentii il diritto del bimbo a una educazione estetica vera e propria. [1]
Franca Zuccoli - dicembre 2004
Insegnante della Rinnovata e supervisore al tirocinio e cultore della materia in Didattica generale all'Università della Bicocca di Milano.
Il metodo Pizzigoni
Il metodo Pizzigoni propone un itinerario educativo che si sviluppa attraverso tutte le discipline, intese come fonti di esperienze multiple. È un Metodo che si basa sull’esperienza concreta e personale del bambino. Egli, operando sulla realtà e sulle problematiche da essa derivanti, ricerca e trova, per induzione, i principi generali insiti nel particolare.
Il procedere per via induttiva, dall’esperienza alla sistematizzazione teorica, è la modalità connaturata ed autentica di procedere della mente infantile.
L’alunno è costantemente chiamato ad interagire con la realtà, alla ricerca di soluzioni che necessitano di:
1 - Osservazione dell’evento mediante i sensi
2 - Rilevazione
3 - Formulazione di ipotesi risolutive
4 - Analisi delle variabili condizionanti l’esperienza
5 - Ricerca di percorsi possibili per la risoluzione
6 - Accertamento sul piano esperienziale e verifica dell’efficacia di uno o più percorsi
7 - Valutazione e scelta della migliore soluzione
8 - Enunciazione del principio
9 - Generalizzazione e applicabilità a realtà equiparabili.
Si comprende dunque come il metodo Pizzigoni, si fondi su:
- il lavoro che sta alla base dell’attività svolta all’interno e all’esterno della struttura scolastica
- l’ambiente, inteso in tutte le sue accezioni. Esso riveste importanza fondamentale, in quanto è occasione di apprendimento. Dunque, il metodo si coniuga con la struttura scolastica particolare, pur non esaurendosi in essa
- la pluralita’ di interventi educativi, realizzata con insegnanti specializzati nel metodo Pizzigoni che svolgono il ruolo di:
a) “tutor della sezione”, nella quale
- insegna lingua italiana e matematica
- svolge la funzione di coordinamento delle attività
- assolve il compito di essere punto di riferimento, per gli alunni e per le famiglie;
b) “specialista disciplinare”
- insegna la/le disciplina/e in due o più sezioni
· Attualmente le figure di “specialista disciplinare” previste dall’organizzazione sono:
1) area antropologica (storia – geografia – studi sociali – educazione all’immagine – motoria nel I ciclo): interviene in due sezioni;
2) scienze: interviene in cinque sezioni;
3) musica, primo ciclo, interviene in 15 sezioni;
4) educazione motoria: interviene in 15 sezioni.
ai quali si aggiungono:
- insegnanti della scuola secondaria (titolari di cattedra: musica, educazione fisica-nuoto, agraria)
- insegnanti specialisti per l’insegnamento della Lingua inglese
- insegnanti specialisti nell’insegnamento della Religione cattolica
- insegnanti specialisti nel sostegno agli alunni in situazione di handicap
L’edificio della scuola Rinnovata, che negli anni si è adattato alle esigenze dei tempi, è una splendida costruzione a un piano, in mattoni rossi, che richiama lo stile delle case coloniche lombarde, e che si estende su un’area totale di mq. 22.000 (mq. 5000, occupato dagli edifici, mq. 7.000 da campi, viali, giardini, mq. 8.200 dall’Azienda Agricola e mq. 2.000 dall’unità della piscina).
Attualmente, sono presenti venticinque aule anche se la scuola era stata progettata per venti. Tutte le aule dovevano avere l’uscita verso il cortile o verso il giardino esterno, grazie ad ampie porte/finestre; le aule d’angolo una volta erano laboratori, mentre adesso sono state utilizzate tutte, persino quelle al piano superiore. Sono presenti, al primo piano, un biblioteca e il laboratorio d’informatica; al piano terra vi sono tre laboratori d’inglese, due aule per l’educazione all’immagine, un’aula di sostegno ed una per gli alunni stranieri, un’aula docenti, una sala riunioni dove al mattino fanno lezione di musica i bambini del primo ciclo (perché è più grande e possono fare giochi cantati e di movimento) ed un’aula di musica più piccola, ma acusticamente migliore, in cui, al mattino le quarte e le quinte classi ed al pomeriggio le terze, imparano a suonare il flauto e gli altri strumenti. Inoltre, sempre internamente alla scuola, c’è la palestra, un refettorio grande, uno medio e quattro piccoli.
Per quanto riguarda gli spazi esterni alla struttura, ci sono un cortile interno ed un giardino esterno. Il cortile interno ha una duplice funzione, in quanto, una zona che comprende il campo da calcio dove solitamente giocano le quinte, è destinata al gioco ed i bambini vi trascorrono il tempo della ricreazione prima dell’inizio delle lezioni pomeridiane; nell’altra zona, invece, si possono trovare la piscina, una serra coperta e riscaldata, una casa colonica compresa di stalle e magazzini, in cui risiede il fattore, ed il padiglione di agraria, in cui sono situate tre aule, una piccola cucina ed una stanza laboratorio/biblioteca dove si possono consultare testi scientifici.
L’orario della giornata scolastica va dalle ore nove alle sedici e trenta. Le lezioni durano dalle ore nove alle dodici e trenta e dalle quattordici alle sedici e trenta. Il tempo del pranzo e della ricreazione è compreso tra le dodici e trenta e le quattordici e non c’è l’intervallo del mattino.
L’orario delle lezioni prevede sei ore di lingua e sei di matematica, anche se cambiano a seconda del ciclo; per esempio, in quarta i bambini hanno più ore, mentre in quinta ne hanno meno perché compensate dalle ore di antropologia. Si svolgono sette ore di storia, geografia, studi sociali ed educazione all’immagine che sono generalmente suddivise in: due di storia, una di geografia, due di studi sociali e due di educazione all’immagine. Sono, inoltre, previste due ore di educazione al suono ed alla musica che vengono così svolte dall’insegnante specialista: nel primo ciclo viene impiegata un’ora e mezza circa, mentre nel secondo ciclo due ore. La lingua inglese occupa tre ore alla settimana fin dal primo ciclo. Le attività scientifiche occupano due ore e mezza nel primo ciclo e tre ore nel secondo. Le ore di educazione motoria sono due e, nel primo ciclo interessano antropologia e introduzione all’attività natatoria, mentre nel secondo ciclo vengono inseriti l’insegnamento dell’atletica e dei giochi di squadra.
[1] Pizzigoni Giuseppina, Le mie lezioni ai Maestri delle Scuole Elementari d’Italia, Ufficio Propaganda della “Rinnovata”, Milano 1931, ristampato (Prefazione di E. Agazzi Carminati), da La Scuola editrice, Brescia 1950, pp. 87.88.
LA RINNOVATA: PRESENTAZIONE DELLA SCUOLA E DELLA SUA STORIA
La Scuola Rinnovata, sede della direzione, e il plesso dipendente Dante Alighieri si trovano a Milano, nella zona nord-ovest corrispondente all’area intermedia tra il centro e la periferia. Gli alunni (680) provengono in parte dal bacino di utenza (40% circa) e in parte dall’intero territorio metropolitano (60%).
Il plesso Rinnovata attua il metodo Pizzigoni, concepito insieme alla struttura stessa della scuola dalla sua fondatrice, Giuseppina Pizzigoni, all’inizio del secolo.
Giuseppina Pizzigoni nasce a Milano il 21 marzo 1870, diventa maestra nel 1888 ed è assunta dal Comune di Milano, nel 1889. È il tempo in cui nelle scuole americane e in quelle nord-europee si moltiplicano le esperienze di “scuola attiva”, cioè di scuole basate sulla centralità delle esigenze e delle attività dei bambini, nel rispetto del loro sviluppo fisico, mentale, affettivo e relazionale.
A Milano, la Pizzigoni si inserisce nel movimento delle esperienze pedagogiche e attivistiche e innovative, ponendosi in prima linea nell’operare radicali cambiamenti organizzativi e metodologici: occorre combattere il verbalismo e superare l’impianto dogmatico utilizzato per trasmettere il sapere. La Pizzigoni, facendo leva sul ruolo dell’esperienza diretta e interattiva nel processo di apprendimento, sostiene con forza l’idea di una “scuola aperta al mondo e all’esperienza” che ne può scaturire.
Nasce così la “Rinnovata”.
Nel 1909 il commendator Innocenzo Vigliardi Paravia, il cavalier Ercole Marelli e il dottor Marco De Marchi, promettono alla Pizzigoni un aiuto per attuare la sua idea di scuola nuova. Altri sottoscrittori sono Felice Bisleri e la Cariplo. La ricerca di fondi e di appoggi autorevoli continua tutto l’anno. Nasce il Comitato Promotore, presieduto dal senatore Giovanni Celoria, con l’adesione dello psicologo Treves, del neurologo Medea, degli scienziati Calzecchi e Murani, del ministro dell’agricoltura Mauri e di molti altri insigni rappresentanti del mondo della cultura e dell’imprenditoria lombarda.
Il commissario prefettizio concede un terreno in località detta “La Ghisolfa”, sulla strada della Bovisa e l’uso di un padiglione prefabbricato, il “Docker”. Sul terreno sorgono un campo per le esercitazioni agricole, un apiario, un pollaio, molti alberi e infrastrutture per il gioco e lo sport all’aria aperta. Si dà, a questo punto, inizio all’esperimento: è l’anno scolastico 1911-12. Sono accolti 64 scolari suddivisi in due classi miste.
Negli anni che seguono si registra un vigoroso aumento delle richieste di iscrizione. Cresce parallelamente l’interesse degli esponenti della pedagogia ufficiale e degli uomini delle istituzioni scolastiche, in Italia e in Europa, per la metodologia pizzigoniana.
I fatti e i successi impongono e rendono necessaria la costruzione di un nuovo edificio scolastico. Il progetto è affidato all’ingegner Valverti, su indicazioni della stessa Pizzigoni che per prima, in Italia, coniuga le esigenze educative e didattiche, con la struttura dell’edificio, in modo da preparare un “ambiente educativo di apprendimento” (l’edificio si sviluppa a piano terra, le aule hanno grandi porte-finestre per permettere l’accesso diretto agli spazi esterni, anch’essi strutturati per fornire occasioni di apprendimento, es. aiuole di forma geometrica ecc…).
Il nuovo edificio (l’attuale) è inaugurato il 30 ottobre 1927.
Due anni dopo, la Pizzigoni lascia la direzione della scuola per occuparsi della diffusione del suo metodo attraverso le iniziative dell’Opera Pizzigoni, già Comitato Promotore, eretta in Ente Morale con R.D. del 23 ottobre 1927 N.2116, con l’attivazione di corsi di specializzazione didattica.
Il 4 agosto 1947, Giuseppina Pizzigoni muore, in povertà, a Saronno. La città di Milano rende omaggio all’insigne figura, traslando le sue spoglie al Cimitero Monumentale e dedicandole una via cittadina.
Negli anni successivi diverse scuole e classi adottano il metodo Pizzigoni, sia in Italia che all’estero. L’Opera Pizzigoni mantiene l’autorizzazione ad organizzare corsi ad indirizzo didattico differenziato secondo il metodo Pizzigoni, riconosciuti dal M.P.I, per formare insegnanti esperti nella sua applicazione. L’autorizzazione ai corsi, a scansione annuale, è stata concessa fino al 1992.